La Cornacchia nera, facente parte della famiglia dei Corvidae, è un esemplare diffuso in tutta Europa e Asia. E’ un uccello molto comune, nidifica sempre in zone al di sotto dei 2000 metri di altezza, nel nostro Paese è possibile avvistarlo in tutte le Regioni, addirittura nelle zone delle Alpi è possibile avvistare sia la Cornacchia nera che quella grigia e la loro convivenza appare del tutto in sintonia. Soprattutto nella zona della Dora Baltea, l’unione di queste due specie, ha dato vita a nuovi esemplari misti, con caratteristiche differenti rispetto a quelle dei genitori.
Già come indicato dal nome, il piumaggio di questo uccello è completamente nero, viene distinto dal Corvo semplicemente per le dimensioni e per l’assenza della placca bianca presente sotto il becco di quest’ultimo.
Risiede principalmente in zone poco alberate, infatti si adatta perfettamente alle trasformazioni ambientali apportate dall’uomo, grazie alla sua intelligenza, riesce a trovare cibo ovunque; evita le zone forestali, per il periodo della nidificazione gli sono sufficienti zone con pochi alberi dove poter deporre il nido.
Famosa per il suo craak craak, la cornacchia nera, ha la capacità di imitare molti suoni e qualche parola (soprattutto se allevata in cattività), che sente all’esterno dagli esseri umani.
La sua dieta è molto varia, in quanto si ciba di frutti, animali morti, pulcini e le uova dagli altri nidi, causando una diminuzione di alcune specie, in quanto non ne permette la diffusione.
Da marzo a maggio, la Cornacchia nera, si occupa della costruzione del nido, la quale prende la forma di una grossa coppa, costruita con rami ed erbe, recuperate dall’ambiente circostante e debitamente nascosto tra i rami più alti degli alberi. Una volta terminata la costruzione del nido, verranno deposte circa 6 uova; una volta nati, i nascituri saranno protetti e sfamati dai genitori per circa 5 settimane, al termine delle quali saranno in grado di volare in completa autonomia.
Protagonista di molte leggende, questo uccello viene ricordato principalmente nella mitologia greca, nel quale si narrava che originariamente il colore del suo manto fosse bianco, trasformato poi in nero dal Dio Apollo, preso dall’ira nel momento in cui l’uccello gli aveva riferito il tradimento della sua sposa.