L’aye aye, purtroppo per lui, è uno degli animali definiti tra i più brutti del mondo. Essendo un animale piuttosto raro e sfuggente, se è così conosciuto lo deve proprio al fatto che è “diversamente bello”: per un certo periodo non si sapeva nemmeno quale tipo di animale fosse e sembrava invece una strana creatura, mentre ora si sa molto di più di lui.
È un animale nativo del Madagascar, che porta il nome scientifico di Daubentonia madagascariensis, e sebbene si sia iniziato a parlare di lui soltanto da pochi decenni, descrizioni su di lui possono essere reperite già dal 1775, quando lo zoologo tedesco Schreiber ne pubblicò una dettagliata descrizione non solo dell’aspetto ma anche in parte dei comportamenti. Tale descrizione venne approfondita, poi, dall’inglese Richard Owen, biologo, paleontologo e naturalista affermato.
L’aye aye gigante è ormai estinto da tempo ed è l’unico a rappresentare la sua categoria. Al di sopra degli 700 – 800 metri di attitudine è piuttosto presente, colonizzando e albergando per tutta la costa orientale del Madagascar.
Non è facile e non solo per l’altezza trovare gli esemplari, che vivono nella foresta pluviale: è un animale notturno e per questo sfuggente, ma anche perché non cerca minimamente il contatto con gli altri esseri viventi.
Per avere maggiori probabilità di avvistamento si va in visita al Parco Nazionale di Ranomafana, dove sono stati trasportati tantissimi esemplari dopo che l’aye aye raggiunse una certa popolarità. È simile ad un lemure pur non appartenendo, scientificamente, proprio a questa categoria.
Di lui bisogna assolutamente conoscere la complessità delle relazioni: è un animale monogamo, che delimita i suoi territori trasformandoli in vere e proprie “case” in cui convivere con la coppia, e dove nessun altro deve andare. I territori vengono ripetutamente marcati e delimitati. Le femmine hanno ruoli di dominanza rispetto ai maschi, come succede con tantissimi altri lemuri.