La processionaria del pino è un Lepidottero appartenente alla famiglia delle Notodontidae, è una farfalla il cui stadio larvale è rappresentato da un bruco dotato di una fitta peluria altamente urticante anche per l’uomo e per tutti gli animali a sangue caldo.
Si sviluppa su tutte le piante del genere Pinus, di cui si nutre del fogliame, in particolare su Pino nero, Pino silvestre e sui cedri. La larva di processionaria sverna riparata nelle chiome degli alberi in caratteristici nidi di seta che ne può accogliere fino a qualche centinaia di esemplari. Durante l’inverno sono scarsamente attive, specialmente durante le basse temperature, in zone con inverni miti quando la temperatura raggiunge i 10° riprendono a cibarsi del fogliame fino a che la temperatura lo permette.
Generalmente le larve escono dai loro nidi di notte per muoversi sulle fronde delle conifere e nutrirsi del fogliame, mentre di giorno restano a riparo nel nido.
Con l’avanzare della primavera e l’aumento delle temperature le processionarie incrementano la loro voracità fino a provocare ingenti danni alla vegetazione.
Una volta raggiunta la maturità dello stadio larvale, le processionarie sono pronte per impuparsi nel terreno, così iniziano tutte insieme a scendere dall’albero formando le classiche “processioni” lungo i tronchi fino al suolo, dove cercano un’area adeguata per interrarsi.
Una volta nel terreno scavano una decina di centimetri e si incrisalidano ognuna nel proprio bozzolo, ma tutte l’una vicino all’altra.
Nella seconda metà di luglio dalle crisalidi sfarfallano gli adulti, delle farfalle lunghe dai 3 ai 5 cm, di colore chiaro con nervature grigie. Le farfalle vivono solo pochi giorni e sono incapaci di nutrirsi, si accoppiano e depongono le uova sugli aghi dei pini, a fine agosto nascono le piccole larve che iniziano fin da subito a nutrirsi del fogliame, apportando lievi danni in questa fase. Da principio le larve possono riunirsi in piccoli gruppi chiamati “Pre-nidi” e solo successivamente con l’avanzare dello sviluppo si riuniscono in nidi più grandi, dentro i quali le larve si accrescono e depositano i resti delle mute e gli escrementi, materiale che va a formare una massa coebentante e protettiva per il nido.