Quando parliamo di “specie animale” intendiamo che due individui appartenenti alla stessa specie sono in grado di riprodursi tra di loro, dando origine a individui fecondi.
Però, guardando tanti animali appartenenti alla stessa specie ci rendiamo conto che questi non sono tutti uguali. Un caso ben evidente è quello del cane, dove si va dal chihuahua all’alano, ma anche nel campo equino ci sono delle differenze anche molto marcate. I cavalli con caratteristiche simili tra loro vengono raggruppati e vanno a costituire una razza.
Al giorno d’oggi ci sono tantissime razze di cavallo, di cui una trentina solo italiane a cui vanno aggiunte tutte quelle straniere; si capisce come sia impossibile conoscerle tutte, se non per gli esperti del settore, e ci limiteremo solo a fornire delle “linee guida generali” per orientarci in questo mondo complesso e affascinante.
Le razze, nell’ambito della specie animale, sono nate per una necessità. Il cavallo è stato addomesticato circa cinquemila anni fa, e da allora si è creato un rapporto tra l’uomo e questo animale che, nonostante molti utilizzi “tradizionali” siano stati superati, rimane sempre molto vivo.
Così alcune popolazioni utilizzavano i cavalli principalmente per il trasporto delle persone, altre per il traino delle carrozze; altri ancora li allevavano per la loro carne.
Gli utilizzi hanno portato a far sì che chi si occupava degli animali selezionasse alcune caratteristiche; ad esempio un cavallo da tiro deve avere masse muscolari ben pronunciate rispetto ad un cavallo da corsa, che deve essere agile e leggero. È in questo modo che le differenze tra individui della stessa specie sono diventate sempre più marcate, di generazione in generazione, e hanno dato origine alle razze.
Al di là delle caratteristiche della razza singola, in zoognostica (la disciplina che studia, diciamo, le “forme” degli animali) si possono distinguere, di base, tre tipi di conformazioni del corpo del cavallo.
Esistono dei cavalli dolicomorfi, caratterizzati da torace ampio, linee allungate e zampe lunghe e sottili. Appartengono a questa categoria i cavalli da corsa e da salto, tra cui i trottatori e i purosangue inglesi.
L’esatto opposto sono i cavalli brachimorfi: caratterizzati da forme brevi, muscoli ben sviluppati e molto spessi, zampe corte e tozze sono cavalli adatti per il tiro e per il lavoro: rientrano in questo gruppo il cavallo belga e il cavallo da tiro agricolo italiano.
La via di mezzo tra le due categorie sono i mesomorfi, che hanno caratteristiche intermedie tra le altre due: la loro struttura fisica è compatta, ma comunque molto più leggera rispetto al brachimorfo, e lo si può notare dalla lunghezza del tronco e delle zampe; sono adatti ad attività sportive più tranquille ma che richiedano comunque una buona resistenza, come l’equitazione non agonistica o la caccia a cavallo, tipica di alcuni paesi. Le razze murgese, albina e bardignana sono esempi di razze mesomorfe.
Al giorno d’oggi, gli standard di razza vengono tenuti strettamente sotto controllo ed esistono delle associazioni, le associazioni di razza, che si occupano di tenere il libro genealogico di una certa razza. In questo libro sono iscritti gli animali riproduttori, quindi gli stalloni e le fattrici, con le indicazioni che li riguardano tra cui le più importanti sono sicuramente i premi vinti nelle varie discipline sportive.
La grande differenziazione che riguarda gli sport equestri (come trotto, galoppo, dressage, endurance) fa sì che alcune razze siano più adatte di altre al partecipare all’uno o all’altro sport, e le vittorie nelle discipline determinano il valore del cavallo stesso. L’utilizzo sportivo del cavallo fa sì che avere un animale sano appartenente ad una razza tra le più prestigiose (come il purosangue inglese o il purosangue arabo) sia tra i più costosi in assoluto.
Ci sono, inoltre, delle razze meno prestigiose ma più adatte alla compagnia: il loro valore è ovviamente inferiore perché non hanno un mero “utilizzo economico”, ma ovviamente devono rispettare certi standard che sono valutati dalle associazioni stesse.
Alcune razze, invece, sono in via di estinzione perché il loro utilizzo sta lentamente svanendo (ad esempio, i cavalli utilizzati dai mandriani per radunare i bovini, azione che oggi viene eseguita con mezzi più moderni) per cui sono le stesse istituzioni ad incoraggiare, anche economicamente, il loro mantenimento.
Articolo a cura del Dott. Valerio Guiggi