Come sopravvivere a temperature inferiori allo zero negli inverni dell’Alaska
Parliamo delle rane congelate, ovvero esseri viventi che riescono a congelarsi durante i mesi più freddi, aumentando la loro sopravvivenza di circa il 60%. Uno studente di ricerca presso l’Università dell’Alaska ha deciso di studiare questo fenomeno, ovvero di osservare le rane che, per superare i mesi più freddi, congelano il loro corpo. È riuscito ad analizzare diverse specie di rane presenti in Alaska, dimostrando che esse si congelano e poi scongelano almeno una quindicina di volte: questa potrebbe essere la chiave che ci consente di capire come mai sopravvivono quando fuori fa troppo freddo. Lo stesso ricercatore, ha deciso di prendere alcune cavie e portarle in laboratorio, cercando di imitare le stesse condizioni climatiche presenti in natura.
Questa ricerca ha dimostrato che le rane posso sopravvivere dai -9 gradi ai -18 gradi grazie a questa tecnica, ma ciò che l’uomo si domanda è: come ci riescono?
Pare si tratti della produzione di glucosio presente nei tessuti della rana e si occuperebbe di proteggere l’animale mentre congela. Dopo le analisi riportate a seguito di congelamento e scongelamento è emerso che i livelli di glucosio sono aumentati da 2 a 10 volte rispetto al normale.
Si tratta di un processo che ne aumenta la produzione grazie ai diversi cicli di scongelamento e congelamento, un po’ come accade in un subacqueo con l’iperventilazione. Se le rane di legno di cui parlavamo all’inizio potevano sopravvivere solo al 60%, quelle analizzate e messe a confronto da Larson hanno il 100% di probabilità di sopravvivenza durante gli inverni rigidi.