La giraffa, oltre ad essere il più grande animale ruminante, è anche il mammifero più alto di tutti.
Le caratteristiche che contraddistinguono questo splendido animale sono il collo lungo, le zampe molto forti e il manto maculato.
Ognuno di loro ha un compito ben specifico: il collo lungo serve per raggiungere le foglie anche a due metri e mezzo di altezza (dove altri ruminanti non arrivano), le zampe forti e muscolose sono una grande arma di difesa contro i predatori (un calcio inferto a un leone può essere letale) e il manto maculato, invece, può assumere diverse colorazioni a seconda della sottospecie, dell’età e del sesso degli esemplari.
Un collo a prova di sopravvivenza
Secondo alcuni studi scientifici, pare che gli antenati della giraffa non fossero provvisti di un collo così “sproporzionato”: ancora una volta madre natura ha fatto il suo corso, agendo in modo tale da agevolare la sopravvivenza di questo mammiferi.php">mammifero.
Il motore della selezione, come spesso accade, è stato la ricerca del cibo:
La giraffa si nutre prevalentemente di foglie di acacia e mimosa, così come molti altri erbivori che vivono, come lei, nell’Africa Subsahariana
La disponibilità di cibo in una zona così arida è spesso scarsa e poiché molti animali non hanno la possibilità di arrampicarsi sugli alberi, sono costretti a nutrirsi del fogliame che trovano “a portata di bocca”.
Se tutti gli animali fossero alti uguali, in poco tempo divorerebbero le stesse foglie, lasciando spoglia tutta una fascia dell’albero (in genere quella più bassa) e si troverebbero quindi senza cibo, pur essendoci ancora parti verdi sulle chiome più elevate.
Proprio per questo, nel tempo, gli esemplari di giraffa che possedevano il collo un po’ più lungo degli altri, sono stati “premiati”: quando le foglie basse erano finite e gli altri animali morivano di fame, loro potevano continuare a nutrirsi e sopravvivere.
Ma la giraffa come fa?
Sebbene questo mammifero sia molto pacifico e piuttosto silenzioso, ha la capacità di emettere una vasta gamma di suoni: i piccoli usano richiami simili a “belati”, i maschi in calore fanno versi che sembrano colpi di tosse, mentre quando vengono infastiditi grugniscono e sbuffano.
Inizialmente, e per molti anni, le giraffe sono state considerate insolitamente silenziose, salvo qualche “grugnito” occasionale ed era stato addirittura ipotizzato che il lungo collo non permettesse il passaggio di aria a sufficienza nella trachea per far vibrare le corde vocali.
Ma dopo anni di studio e l’analisi di ben 938 ore di suoni emessi da questi mammiferi, gli scienziati hanno cambiato idea: le giraffe comunicano eccome, solo che lo fanno di notte e con un suono emesso alla frequenza di 92 Hz, al limite della soglia udibile dall’uomo.
L’ipotesi principale è che le nostre amiche giraffe, avendo una vista molto acuta, preferiscano, durante il giorno, comunicare attraverso segnali visivi e, durante la notte, mantenersi vicine senza attirare l’attenzione dei predatori.