Nonostante la commissione internazionale per la caccia alle balene abbia fatto firmare nel 1982 una moratoria internazionale per la regolamentazione della caccia, paesi come il Giappone, l’Islanda e la Norvegia continuano a cacciare balene per scopi commerciali e dubbi scopi scientifici.
Questi tre stati hanno arpionato più di 25.000 balene dal 1982 ad oggi.
La caccia alle balene può essere attualmente eseguita in tre forme:
Per scopi commerciali, per la sussistenza di popolazioni indigene, per scopi scientifici
La commissione internazionale per la caccia alle balene nacque nel 1946, dapprima con lo scopo di favorire e coordinare le attività dell’industria baleniera. La sua attività promotrice ha portato nei primi 30 anni di vita della commissione all’uccisione di più di due milioni di balene. Solo recentemente l’IWC ha cambiato rotta attivandosi in senso contrario alla salvaguardia dei cetacei.
nel 1982 con la firma della moratoria è stato fatto un passo di grande valore per la salvaguardia delle popolazioni mondiale di cetacei. Nonostante lo sforzo di molti paesi, l’accordo internazionale ha lasciato aperte troppe porte e scappatoie per far continuare alcuni paesi il loro indiscriminato sterminio di balene; ogni anno balenottere comuni, balenottere minori, balenottere boreali, balenottere di Bryde, megattere, balene grigie, capodogli, e balene della Groenlandia vengono uccise da paesi che continuano a infrangere gli accordi internazionali: Giappone, Norvegia, Islanda, Russia e Corea.
Nel 1994 è stata istituita un’area di riserva per i cetacei denominata Southern Ocean Whale Sanctuary, in un’area di 50 milioni di Km quadrati perimetrali all’Antartide. Un’area particolarmente importante per l’alimentazione di molte specie di cetacei.
Caccia per scopi commerciali
La caccia alle balene per scopi commerciali prevede la cattura e uccisone dei cetacei per trarne un profitto dalla vendita delle carcasse.
Molto spesso le nazioni utilizzano la scienza come scappatoia per ottenere permessi a scopi di ricerca scientifica, per cacciare le balene.
Sono migliaia le balene che vengono arpionate ogni anno nonostante la moratoria del 1986, Giappone, Norvegia e Islanda con il supporto dei rispettivi governi.
Caccia per la sussistenza di popolazioni indigene
L’IWC riconosce che i prodotti di balena rappresentano una parte importante della cultura e della dieta delle popolazioni indigene. Di conseguenza la caccia per sussistenza non è considerata alla stregua di quella commerciale, a tal fine l’IWC consente la caccia alla balena per scopi di sussistenza nel rispetto delle seguenti condizioni:
Il prelievo dei capi non deve incidere sul rischio di estinzione
I nativi delle popolazioni indigene possono prelevare un numero di capi conforme al fabbisogno culturale e nutrizionale richiesto e mai superiore.
Nonostante tali indicazioni la caccia alle balene per sussistenza viene notoriamente abusata. Ad esempio nelle Isole Faroe ogni anno viene fatta una tradizionale caccia ai gruppi di balene che attraversano le isole nel loro percorso migratorio che le porta verso zone ricche di nutrimento dopo aver partorito nelle acque calde tropicali.
Il gruppo animalista Sea Shepard dichiara che più di 1000 Globicefali vengano arpionati nella tradizionale caccia che si ripete ogni anno. E’ un tipo di caccia molto crudele che viene condotta come la caccia ai delfini effettuata a Taiji in Giappone. Le balene vengono condotte e ammassate verso le baie e fatte spiaggiare, quelle che non lo fanno vengono arpionate negli sfiatatoi e trascinate dell’oceano con le corde.
In seguito vengono arpionate a morte. La carne viene divisa fra gli isolani, ma dato che ne vengono uccise in abbondanza il surplus viene lasciato marcire sulle spiagge, senza alcun senso, senza alcuna logica ed etica ma tutto perfettamente legale!!
Caccia per scopi scientifici
Il Giappone usa una scappatoia alla moratoria del 1986 che gli permette di cacciare balene per scopi scientifici, ciò gli consente di continuare la loro attività senza andare contro il trattato internazionale.
Il permesso concesso dall’International Fund for Animal Welfare consente di vendere la carne ottenuta dalla caccia alle balene per scopi scientifici, e ciò rende di fatto un permesso di caccia per scopi scientifici un permesso di caccia per fini commerciali. Sta di fatto che poi i paesi che cacciano le balene in massa per fini scientifici sono anche quelli maggiormente attivi nel mercato della carne di balena.
Oggigiorno, con i mezzi tecnici e le conoscenze scientifiche in nostro possesso siamo in grado di usare tecniche non invasive e non letali per raccogliere dati scientifici dai campioni di DNA e di epidermide, la caccia alle balene per fini scientifici è praticamente inutile e serve solo come scappatoia per alcuni stati che continuano a lucrare sul florido commercio di carne di balena.