Il lupo è uno degli animali più temuti e rispettati fin dall’antichità. In molti lo temevano, perché rubava il cibo uccidendo le mandrie di animali da allevamento, e questo retaggio lo ritroviamo anche nel comune folklore (basti pensare al lupo squartato alla fine della favola di Cappuccetto Rosso) ma incuteva anche molto rispetto, basti pensare alla Lupa che allattò Romolo e Remo, i fondatori dell’Antica Roma.
Ma chi è veramente il Lupo? Qual è la sua storia, la sua diffusione, quali sono le sue abitudini? E soprattutto, lo conosciamo davvero?
Il lupo è un animale carnivoro, e discende da un gruppo comune di mammiferi carnivori preistorici. Circa 30 milioni di anni fa, la grande disponibilità di cibo vegetale a seguito dei mutamenti climatici portò alla forte riproduzione e alla diffusione in ogni parte del mondo degli animali erbivori, ungulati, di cui alcuni esempi ancora esistenti al giorno d’oggi sono i cavalli, i bovini e gli ovini. La grande disponibilità di questi animali preda ha portato alla proliferazione dei predatori, tra cui i lupi sono risultati particolarmente versatili e adattabili da sopravvivere alle varie situazioni di difficoltà.
Così, a fianco di mammiferi carnivori che si sono estinti perché poco adattabili, i lupi si sono diffusi in tutto il mondo tranne che in Australia e in America meridionale.
Questa grande diffusione ha rappresentato una vera e propria “arma” per la sopravvivenza della specie, perché un lupo può sopravvivere sia in climi molto freddi che molto caldi, è in grado di immagazzinare nel suo stomaco molto cibo e di rimanere senza mangiare anche per giorni ed ha un’organizzazione sociale che gli permette di cacciare anche molte prede in poco tempo.
Il suo habitat, per questo, è molto vario, e nelle nostre zone i lupi sono diffusi soprattutto nei boschi, che sono dei terreni di caccia favorevoli a causa della presenza di prede e dell’assenza di elementi di disturbo, come le attività umane, per la loro attività.
Così, se nelle praterie o nelle zone povere di vegetazione i lupi sono riusciti a sopravvivere indisturbati, in relazione alla presenza di erbivori selvatici, in un ciclo in cui nella stagione calda aumentano le prede, quindi i predatori, e nella stagione fredda diminuiscono entrambi (ciclo molto spesso non influenzato dalla presenza dell’uomo) nelle zone più civilizzate come l’Europa e il Nord America non è così.
La presenza di sempre meno bestiame selvatico, dovuta alla pratica dell’allevamento e al massimo sfruttamento del terreno, ha drasticamente diminuito la popolazione di lupi in questi luoghi. In particolare questo processo è iniziato nel nostro paese nell’antica Roma, quando sono stati costruiti gran parte dei centri abitati, per poi interrompersi nel Medioevo.
In questo periodo il numero di lupi presenti sul territorio è aumentato come conseguenza dell’aumento dei boschi, dovuto alla decimazione della popolazione umana (sia a causa delle malattie, sia a causa delle guerre, pensiamo alle Invasioni Barbariche).
All’aumento dell’habitat ideale per i lupi non è però corrisposto un aumento del bestiame selvatico, e così i lupi hanno iniziato ad attaccare, per potersi nutrire, i greggi allevati dagli uomini. In un primo momento questo non ha influito sulla presenza dei lupi, perché gli allevatori si sono difesi “come meglio potevano”, ma quando la mancanza di cibo per gli uomini è stata collegata direttamente ai ripetuti attacchi del lupo le cose sono cambiate.
Così tra il 1600 e il 1700 furono intraprese varie azioni governative che premiavano lo sterminio dei lupi con ricompense in denaro, pratiche che hanno avuto come risultato la decimazione degli individui in molti paesi Europei e Nordamericani e, in certi casi, lo sterminio completo della specie. Questi animali sono sopravvissuti invece in zone meno abitate come quelle dell’Europa dell’Est o l’Asia, luoghi “serbatoio della specie” dai quali è avvenuto il successivo ripopolamento.
Il lupo per cui è un animale che, contrariamente a quanto si crede, ha seriamente rischiato l’estinzione fino ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Fortunatamente negli ultimo 50 anni c’è stata un’inversione di tendenza che ha portato ad un nuovo aumento numerico dei lupi, dovuto al fatto che il bestiame viene allevato industrialmente ed è completamente al di fuori della portata di caccia del lupo, motivo per cui la necessità di cacciare il lupo stesso è scomparsa.
A fianco di questo fenomeno, sono stati creati numerosi progetti riguardanti la salvaguardia della specie e varie riserve naturali, distribuite in molti paesi, che ne rispettano l’habitat e le abitudini naturali. Al momento il lupo nel nostro paese è un animale protetto e sono previsti dei risarcimenti economici da parte delle Regioni per gli allevatori che subiscono, per i loro greggi, attacchi da parte del lupo.
Al giorno d’oggi la popolazione lupina, molto ristretta in partenza, cresce di un 60% all’anno in Italia e sono molti gli appassionati che ne studiano il comportamento e le abitudini, anche affidandosi alle moderne tecnologie di fotografia.
Per questo motivo diventa, di anno in anno, sempre più semplice poter vedere un lupo, ai confini dei boschi, esplicare il suo comportamento naturale, e per questa specie al momento il processo di estinzione sembra essersi interrotto. Almeno per adesso.