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Migrazioni

Migrazioni

Con il termine migrazione s’intende il fenomeno dello spostamento, compiuto regolarmente e secondo rotte ben precise, che interessa numerose popolazioni del regno animale. L’assenza di cibo, la ricerca di un luogo idoneo alla nidificazione e all’accoppiamento, il sopraggiungere di condizioni climatiche ostili sono tra le ragioni principali che spingono a tali complessi trasferimenti di massa e tutte indistintamente rispondono ad un’unica grande necessità: sopravvivere.

Sulla base di tali esigenze vitali e sulle modalità con le quali il trasferimento viene realizzato si può idealmente classificare l’ampio fenomeno migratorio in quattro differenti categorie: Migrazioni trofiche: in questo caso lo spostamento fisico è motivato dalla ricerca di un luogo più favorevole al reperimento di cibo.

Migrazioni genetiche: quando a muovere intere popolazioni di animali è la necessità di trovare un luogo presso il quale riprodursi e/o allevare la futura prole./p>

Migrazioni continue: s’intendono quelle migrazioni che si ripropongono con costanza e regolarità e lungo i medesimi itinerari.

Migrazioni discontinue: sono  tutte le migrazioni che prevedono intervalli più o meno lunghi di sedentarietà durante il trasferimento.

Senza dubbio la migrazione degli uccelli è il fenomeno migratorio di più ampio rilievo nel mondo animale in termini di distanze percorse e regolarità temporale e geografica dello stesso. La stupefacente coordinazione d’intenti e d’azioni dei gruppi di volatili ha un carattere quasi miracoloso ma sembrerebbe che l’impulso allo spostamento in ogni singolo esemplare sia indotto da una particolare ghiandola particolarmente sensibile alle variazioni di luce nel corso della giornata. Il fenomeno è stato oggetto di curiosità e di studio fin dall’antichità ma solo negli ultimi secoli importanti studi ornitologici hanno potuto approfondire con particolare efficienza questo affascinante comportamento grazie all’utilizzo di sofisticati metodi di osservazione e analisi. Uno di questi è detto inanellamento ed è stato introdotto nel 1889 ad opera dell’ornitologo danese Mortensen. Questi applicò sulle zampette di alcuni uccelli un piccolo anello recante il nome della località ed una piccola sigla al fine di monitorarne gli spostamenti. A tutt’oggi questa pratica rappresenta uno dei metodi di analisi più attendibili nella valutazione dell’area di nidificazione, degli itinerari, del periodo e della durata dei viaggi di una determinata specie volatile. 

Sebbene la migrazione interessi in particolar modo gli uccelli, sono molte le specie di animali che compiono grandi viaggi mossi da specifici fini vitali. E’ il caso degli insetti, basti pensare alle locuste (delle cui migrazioni si parla persino nel Vecchio Testamento) che si radunano in enormi sciami e compiono spostamenti piuttosto lunghi in cerca di zone presso le quali è possibile reperire più facilmente cibo. La migrazione degli insetti, in particolare quella di alcune specie di Coleotteri o Lepidottere, coinvolge due generazioni: vale a dire che la prima generazione si sposta, dà vita ad una nuova generazione e poi muore, successivamente sarà la seconda generazione a compiere il viaggio di ritorno presso i luoghi di origine dei propri avi.

I mammiferi, in special modo gli erbivori di grande taglia quali ad esempio caribù, gnu ed elefanti, si muovono abitualmente lungo ampi tratti, a volte anche per interi anni di seguito, mossi dalla necessità di trovare cibo sufficiente alla sopravvivenza della comunità per poi tornare nuovamente nel luogo d’origine. Anche i grandi mari ed oceani sono oggetto di massicce migrazioni di mammiferi marini: grandi balene, balenottere e megadattere coprono lunghe distanze spostandosi dai mari tropicali ai mari artici ed antartici come conseguenza allo spostamento del krill, alimento fondamentale per la loro dieta. E’ solo nella stagione riproduttiva che poi questi grandi cetacei faranno ritorno nei mari caldi e temperati da cui sono partiti. Molti altri abitanti dei mari non appartenenti alla famiglia dei mammiferi devono necessariamente spostarsi per sopravvivere. Salmoni, trote, anguille sono solo alcune delle tante specie che per riprodursi ed accrescersi si spostano dalle acque dolci a quelle salate o viceversa. 

Tra i numerosi fenomeni migratori presenti in natura sorprendente ed affascinante è il caso delle  tartarughe marine, appartenenti alla famiglia dei rettili. Queste, al momento della deposizione delle uova, tornano esattamente presso lo stesso luogo nel quale esse stesse sono nate e nonostante siano passati più di trent’anni da allora, ricordano perfettamente la rotta per raggiungerlo.